Imre Reiner
alla galleria d’arte
Sestante di Viganello
Imre Reiner, nato in Ungheria nel 1900, dopo un’iniziale formazione di
scultore in patria, si è trasferito giovanissimo in Germania per
perfezionare la sua formazione artistica alle scuole d’arti e mestieri
di Francoforte sul Meno, dapprima, e di Stoccarda, poi, dove si
specializza nella creazione e sviluppo di caratteri tipografici. In
questi anni di ristrettezze economiche soggiorna per un paio d’anni
negli Stati Uniti, a New York e Chicago, dove lavora come scalpellino.
Rientrato a Stoccarda alla metà degli anni ’20, trova impiego quale
disegnatore industriale. A partire da questo momento cresce la sua
notorietà internazionale in campo tipografico con la pubblicazione di 11
importanti saggi e lo sviluppo di tutta una serie di fortunati caratteri
tipografici.
Nel 1931, percependo l’inesorabile degrado politico in Germania, che
avrebbe portato da qui a poco alla discriminazione e persecuzione
ebraica, lascia la Germania. Dopo essersi sposato a Parigi, e dopo un
breve soggiorno a Basilea, giunge in Ticino. Si stabilisce a Ruvigliana
dove rimarrà quasi ininterrottamente per oltre 50 anni e dove si
dedicherà essenzialmente alla sua grande passione di sempre: la pittura.
Qui continua anche la realizzazione dei caratteri tipografici che gli
avevano dato fama – alla sua scomparsa nel 1987, ne avrà creato una
quindicina – ed una importante produzione grafica che avrebbe portato
all’illustrazione con silografie e incisioni di 39 edizioni.
L’amore per la calligrafia, assieme ai ricordi della prima formazione di
scultore, affiorano spesso nella sua opera con lettere inserite nelle
composizioni e suggestioni tridimensionali.
A venticinque anni dalla scomparsa dell’artista a Ruvigliana, la
galleria d’Arte SESTANTE di Viganello gli dedica una mostra personale
dal titolo “Un’opera all’anno”. In essa 26 dipinti ad olio, opere su
carta e fogli di grafica, realizzati dal 1956 al 1981, esposti in
rigorosa sequenza, anno dopo anno, offrono al pubblico uno spaccato
della continuità e della coerenza del lavoro di una vita, e
c’introducono in una personalità di spicco che fu discreta e distaccata,
ma anche curiosa e interiormente vivace.
Nel lavoro di Imre Reiner si manifesta costantemente il conflitto tra
quello che il pittore può permettersi di lasciar liberamente e
felicemente fluire sulla superficie pittorica e quanto invece è
costruito dalla ragione e trattenuto dalla consapevolezza nella
comunicazione artistica. In questa lotta fra caos e ordine traspare la
natura più intima di questo grande artista, una sua fragilità, un senso
d’isolamento, un silenzio interiore.
Osservando questa serie di lavori si è subito colpiti da un lato dalla
loro compiutezza - la composizione in perfetto equilibrio tra movimento
e staticità, l’impeccabile scelta dei colori, delle forme, dei pieni e
dei vuoti -, dall’altro si percepiscono sottili divisioni, o strati, o
scompartimenti. Convivono dunque nelle opere molteplici piani, come
sfaccettature di una medesima personalità, una varietà sempre posta
sotto il segno di una morbidezza ed una leggerezza quasi sospesa, aerea
che ci accompagna in un viaggio interiore, una sorta di ricerca per
scovare in angoli remoti sensazioni perdute o dimenticate permettendo ai
ricordi di riaffiorare e di tornare alla vita.
Nell’opera di Imre Reiner vi è un che di irreale, di onirico,
un’indiscutibile, quieta bellezza, una dimensione metafisica come di un
sogno di cui al risveglio resta solo uno sfumato ricordo.
Negli astratti paesaggi di Reiner dove spicca una moderna, scanzonata
dinamicità, sembra esservi racchiuso l’enigma di un prigioniero sospeso
tra la sicurezza della sua cella e l’avidità della vita che lo chiama
con prepotenza.
Per tentare di scioglierlo, ognuno con la propria sensibilità, non resta
che vedere la mostra che verrà introdotta da Paolo Blendinger venerdì 30
marzo 2012, alle ore 18.30. L’esposizione continuerà sino al 29 aprile
2012, con apertura al pubblico il giovedì e la domenica dalle 14.30 alle
18.30 (domenica di Pasqua compresa).
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