GIUSEPPE CURONICI:
L’ANELITO VERSO IL SENZA NOME NELL'ARTE DI CORNELIA
FORSTER.
Sul
manifesto della mostra di Cornelia Forster alla galleria d'arte Sestante
(Viganello, via alla Roggia 6) troviamo le date 1906-1990 e alcune
riproduzioni di opere in tecniche differenti: scultura, pittura e disegno,
arazzo. Non solo tecniche materialmente diverse ma anche linguaggi
artistici diversi. La possibilità di trovarsi di fronte a un atto di
plurilinguismo è perfettamente nota e riconosciuta nel campo della
letteratura, della musica, in tutte le arti, comprese le arti figurative;
una delle particolarità che si sono viste soprattutto nel XX secolo è
stata proprio quella della molteplicità di soggetti e di problemi che si
manifesta anche nella molteplicità dei linguaggi. È dapprima un fatto di
evoluzione storica - tutti sono usciti dalla grande tradizione figurativa
che va dall'antichità fino alla fine dell'800. Nel medesimo tempo, non
tutti gli artisti ma comunque molti hanno sentito la necessità di
rispondere ai motivi di trasformazione storica, sociale e culturale
intensissima che hanno veramente cambiato la faccia del mondo tra '800 e
'900.
Se
volessimo riassumere in una parola dovremmo dire così: innanzitutto,
l’opera d’arte non nasce dal nulla; nasce dall’esperienza della persona
umana che nel più profondo del suo sentimento e della sua intuizione e
pensiero subisce impulsi e reagisce attivamente e creativamente a scosse
che vengono da ogni dove. Ora, tra l’800 e il '900 è capitata una delle
rivoluzioni maggiori che ci siano state nella storia dell’umanità. L’uomo
esiste sulla terra solo da 4 milioni di anni: sono poco o niente rispetto
alla vita del cosmo, tanti rispetto alla vita di un singolo. La novità
irripetibile e travolgente capitata alla svolta del '900 è stata il
passaggio decisivo dalla civiltà agricola e artigianale, alla civiltà
dell’industrializzazione in massa e ai cambiamenti dei rapporti di
velocità. Nell’800 le ferrovie, ma poi nuove forme di energia, il motore a
scoppio, l’aeroplano, l’automobile, l'elettricità. Le ripercussioni
morali, psicologiche, culturali sono state immense. Quello è il vero
motivo per cui nascono le avanguardie con le loro posizioni di
affermazione o di rifiuto del nuovo mondo e di tutti i suoi problemi.
La
formazione di Cornelia Forster è impostata negli anni '20 e '30. La sua
base culturale è la Svizzera tedesca, e qui siamo di colpo immersi in
queste trasformazioni industriali e morali. Zurigo è stata la sede di uno
dei più violenti movimenti di avanguardia a inizio secolo: il dadaismo,
apparso nel 1916 mentre attorno infuriava la prima guerra mondiale.
Dobbiamo menzionare subito anche vari movimenti sorti in Germania, in
particolare il Bauhaus e le sue ripercussioni alla Kunstgewerbeschule di
Zurigo, che è la scuola d'arte dove ha studiato Cornelia Forster. Nel
medesimo tempo ricordiamo i contatti personali che Cornelia ha avuto con
gli artisti della svizzera tedesca, particolarmente gli scultori. Ma
intanto, un aspetto specifico di Cornelia Forster è la sua europeità:
nella sua formazione ci sono fin dall’inizio la cultura tedesca, quella
francese e quella italiana, vissute direttamente per fatti personali oltre
che per conoscenza accademica. Aveva dei parenti a Napoli. Andata laggiù
da giovanissima, rimase sbalordita non solo dal paesaggio e dalla bellezza
naturale, ma dal Museo Nazionale di archeologia, che è una delle
principali raccolte di arte classica che si conoscano. Poi i suoi
spostamenti a Parigi. Parigi voleva dire, fra le tante cose, il Museo del
Louvre, e quindi il proseguimento dello studio dell’antichità mediterranea
e mondiale. Nel medesimo tempo Cornelia si interessa dell' attualità più
stringente: da una parte le produzioni che aveva visto e successivamente
vedeva ancora a Zurigo; dall'altra parte i movimenti dell’avanguardia
internazionale di quegli anni, o di poco prima: a Parigi c’erano i
surrealisti ! In altre località della Francia, per esempio a Collioure,
conobbe artisti svizzeri che si muovevano tra espressionismo e
surrealismo, Abt per dirne uno, e Brignoni. Tra i suoi coetanei spiccava
Wiemken (il quale trascorse molto tempo nel Ticino, dove morì) che fra gli
artisti svizzeri della prima metà del 900 fu di sicuro uno dei più forti.
A Parigi
Cornelia Forster studia l’arte moderna attraverso l’accademia di André
Lothe, un cubista di grande valore non tanto come pittore quanto come
insegnante, e anche all' accademia della Grande Chaumière. Cornelia
Forster si sposta ripetutamente; l’acquisizione che lei ricava da questi
viaggi e contatti è una cultura artistica moderna, antidogmatica, aperta a
tutte le tendenze possibili, orientata a un atteggiamento di grandissima
libertà. Grazie a tutto questo suo precoce patrimonio di linguaggi e
tecniche si sente sempre pronta a usare sia la figura con tutte le
conoscenze della costruzione anatomica classica, sia l’astrazione più
radicale, sia tutti i possibili passaggi intermedi.
I rapporti
con il Ticino avvengono in due tempi: una prima volta nel periodo fra le
due guerre, e poi a metà degli anni '50 allorchè si stabilisce
definitivamente a Sala Capriasca. Sappiamo che sono numerosi gli artisti
di varia provenienza che si sono insediati nel Ticino nel corso del secolo
scorso, artisti di tutti i livelli, di tutte le tendenze. Lei appartiene a
questo movimento, ed è di sicuro una delle figure meglio inseritesi nel
territorio.
Dobbiamo
rendere conto anche di un’altra cosa: la presenza di opere di arte
tessile. Intendiamo soprattutto l' arazzo, nel senso stretto ed esatto
della parola, ciò che viene anche denominato tapisserie d’Aubusson, ma
anche altre opere su supporto tessile eseguite con tecniche differenti,
quelle che di solito consistono nel partire da una tela fatta e finita
sulla quale si interviene con altri materiali tessili, con altre stoffe,
oppure con cordoni, nastri, cuciture, ricamo, in tutte le possibili forme.
Quando però ci troviamo di fronte a quell’altra categoria, l’arazzo in
senso classico esatto e stretto, qui la cosa è enormemente più complessa;
e si devono fare i conti con una tradizione artigianale molto solida.
L’arazzo
prende questo nome dalla città di Arras, località della Francia dove da
secoli erano attivi laboratori superspecializzati in tale genere di
creazione. L’arazzo non è l’intervenire artisticamente sopra una stoffa
neutra pre-esistente; l’arazzo consiste nel fatto che la stoffa viene
costruita essa stessa, trama e ordito, materialmente fin dall’inizio come
raffigurazione artistica, vale a dire: i singoli fili o in verticale o in
orizzontale che compongono il tessuto sono quelli determinati per numero,
per lunghezza e per colore direttamente dall’artista. Questo tipo di opera
non può essere scissa dal tessuto; l'opera stessa è il tessuto. Una
tecnica laboriosissima. Di solito dicono che un arazzo di qualità molto
fine richiede da un artigiano specializzato un mese di lavoro per un metro
quadrato. Verso la metà del secolo scorso, nell'arte dell'arazzo si era
internazionalmente affermato Jean Lurçat, che aveva anche tenuto
un’importantissima esposizione al Kunsthaus di Zurigo – Cornelia Forster
conobbe di persona Lurçat e ne apprese l'arte direttamente nel suo
atelier.
Se
dovessero chiederci perché Cornelia Forster sceglie l’una o l’altra o
l’altra ancora di queste tecniche, di questi linguaggi, la risposta è una
sola: mai nessuno lo saprà, e non saprebbe dirlo nemmeno lei stessa. Un
artista che possiede grandi doti e repertorio vasto sa di poter osare
qualunque sia il motivo che lo sollecita o che lo infiamma di volta in
volta. C'è però qualche valore costante, di essenziale importanza.
C. Forster
non vuole mai accontentarsi dell’apparenza fisica e materiale degli
oggetti. Sappiamo benissimo, e ne ha dato la prova nei disegni e nelle
sculture, che conosce tutte le tecniche occorrenti alla raffigurazione
realistica e veristica; ma per lei questo è uno strumento, ciò che le
interessa è altro. Cornelia sempre ha sentito il bisogno di rappresentare
in tutte le forme possibili la continua inesauribile aspirazione
dell’animo umano a un qualcosa che sia più grande e più alto di lui, una
meta irraggiungibile che tuttavia è l’unica alla quale da ultimo possiamo
pensare. Irraggiungibile e nel medesimo tempo necessaria, una pace, o un
rasserenamento, o una verità che ci supera. Sempre desiderabile, mai
conquistata. C’è dunque un’attenzione di tipo spirituale, un pensiero, una
meditazione soprattutto affettiva e psicologica - l'anelito verso il Senza
Nome.
È questo il vero senso, il vero valore dell’opera di Cornelia Forster.
Auguro a tutti di rallegrarsi di fronte a queste bellissime produzioni. |
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